A cura della Lista Civica Movimento 5 Stelle Varese
La
regione Lombardia, e in particolare la provincia di Varese, ha un
problema, ma non ne vuole parlare: si vergogna. Una mente capace di tali
eccellenze con un fisico vigoroso e apparentemente in buona salute non
dovrebbero soffrire di una simile, straziante malattia!
E' una regione omertosa, quella che emerge se
si indagano a fondo i fatti che legano il nostro territorio alla realtà
dell'infiltrazione mafiosa: un problema presente ma poco discusso, che
invece permea e corrompe i principali settori produttivi.
Come ogni altra grave malattia anche questa,
per essere combattuta e debellata, deve essere riconosciuta e combattuta
con ogni cura possibile, senza pudori medievali. Nasconderla a se
stessi equivarrebbe a lasciarsi morire.
Il MoVimento 5 Stelle è consapevole che -
qualsiasi cosa vorrà fare di buono in Lombardia - dovrà scontrarsi
contro gli interessi della criminalità organizzata, sapendo che è
proprio nell'omertà e nel silenzio che 'ndrangheta e mafia trovano la
loro forza.
Il triangolo Nord.
C'è un triangolo a Nord del Duomo tra Legnano,
Busto Arsizio e Varese in cui 'ndrangheta e cosa nostra sono di casa.
Sanno che le persone del posto non si intendono di queste faccende
'meridionali' e quindi riescono a muoversi, quasi con disinvoltura,
arrivando a influenzare diversi settori produttivi e importanti ambiti
della vita pubblica.
Ad esempio il 14 luglio 2008, al circolo
'Reduci e combattenti' di San Vittore Olona, venne ucciso Carmelo
Novella, reggente della 'ndrangheta in Lombardia. Fu assassinato perché
aveva manie secessioniste. Una notizia che meritò poche righe nei giornali dell'epoca,
ma che è tuttora di grande rilevanza. Non si tratta comunque di un caso
isolato: dal 2004 sono otto gli omicidi commessi in questo triangolo e
riconducibili alla criminalità organizzata.
Già abbastanza per diagnosticare la malattia.
Legnano
Sul nostro territorio agiscono dei cattivi ragazzi, i 'Bad Boys'
dell'omonima indagine che nel luglio 2011 portò all'arresto del boss
Vincenzo Rispoli a Cirò Marina, in provincia di Catanzaro. Secondo
quanto si legge nella sentenza dei tribunali di Busto Arsizio e di
Milano, Rispoli risulterebbe legato a un famoso locale legnanese che
sarebbe stato eletto a centro operativo per le attività illecite ai
danni di imprenditori della zona. Dopo tre
anni dall'arresto della banda, che operava tra Legnano e Lonate Pozzolo,
sono stati recuperati circa 40 milioni di euro.
Busto Arsizio
Un calderone scoperchiato anche grazie
all'indagine del tribunale di Busto Arsizio. Ad attirare l'attenzione su
questa zona ci ha pensato la Direzione Antimafia, che nel 2007 riuscì a
svelare che a Busto si pagava il pizzo. Anche questa è una realtà
conosciuta ma poco raccontata.
Il fenomeno si è reso noto grazie all'arresto
di cinque persone, avvenuto il 29 marzo 2011 su richiesta del
Procuratore aggiunto Ilda Boccassini e del Sostituto Nicola Piacente. E'
inquietante che, fino alla convocazione dei diretti interessati, nessuna denuncia fosse pervenuta.
Malpensa
Risaliamo così la strada verso Malpensa tra
omicidi, estorsioni e omertà. Come si evince dall'operazione 'Tetragona'
condotta dalla Dda di Caltanissetta, che ha toccato città come Genova e
Busto Arsizio, il traffico di droga con Santo Domingo è senza dubbio
una delle principali fonti di reddito della criminalità organizzata.
Attorno all''Hub di Malpensa pare ruotare il perno di questo traffico
internazionale, come dimostrano i numerosi sequestri.
Grandi Opere
Abbiamo raggiunto così il nodo principale da
cui partono gli interessi della criminalità organizzata e che conduce
allo spaccio di droga, principale fonte di reddito in tutta la regione.
La presenza capillare e diffusa delle
organizzazioni criminali fu testimoniata nel luglio 2010 dai magistrati
antimafia di Reggio Calabria e Milano, che fecero scattare l'operazione 'Infinito': un'operazione che, tra le altre cose, ha portato gli investigatori della Dia di Milano, agli
ordini del colonnello Alfonso Di Vito, a emettere 148 interdittive
antimafia. Il dato, in testa alla classifica nazionale, fotografa un
fenomeno allarmante: l'infiltrazione mafiosa nei cantieri pubblici.
Se si pensa che tra il 2008 e il 2011 gli
appalti pubblici hanno toccato 16 miliardi di euro e la sola Expo è un
affare da 1,4 miliardi, si può avere un'idea della proporzione della
questione.
Sanità
Infine abbiamo l'argomento Sanità, il vero e proprio core business delle Regioni. Basti dire che il 23 dicembre 2010 il Governatore Formigoni nominò Pietrogino Pezzano direttore generale dell'Asl di Milano e che, per oltre un anno, questi fu indagato per associazione mafiosa.
Se da un lato è vero che un'indagine non
implica un fatto, dall'altro bisogna aggiungere che, a causa di guai
giudiziari, in Regione Lombardia sono stati sostituiti:
1. Guido Bombarda, ex assessore AN, agli arresti domiciliari per corruzione e truffa;
2. Piergianni Prosperini, accusato di tangenti quando guidava il Turismo;
3. Franco Nicoli Cristiani, ex assessore PdL, accusato di aver percepito tangenti;
4. Massimo Ponzoni, dimessosi per accuse di corruzione e bancarotta;
5. Domenico Zambetti, che avrebbe versato 200.000 euro per acquistare un pacchetto di 4.000 preferenze.
Inoltre, un totale di tredici consiglieri regionali dell'assemblea (su 80) sono finiti sotto inchiesta, a
riprova che Regione Lombardia è divenuta permeabile alle logiche e dei
comportamenti mafiosi fino a renderli strutturali. Tirando le somme, si
può ben dire che la giunta Formigoni sia, di fatto, caduta per
infiltrazione mafiosa.
La Cura
A questo punto la diagnosi è completa e drammatica.
Ancora più fastidiosi, però, sono il silenzio e
l'apparente perbenismo dietro i quali la Lombardia nasconde la malattia
a se stessa e agli altri. Un vero caso di omertà in cui nessuno sembra
voler constatare un fatto assodato e che riguarda da vicino. Tutti noi.
La terapia è lunga, le cure dolorose, ma da
subito il Movimento 5 Stelle si impegna per cominciare a rompere questo
velo d'omertà e per fare la differenza: l'art. 19 dello Statuto Regionale
prevede la possibilità di aprire una Commissione d'inchiesta su
richiesta motivata di un terzo dei componenti del Consiglio Regionale.
Come disse Paolo Borsellino, solo "se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo".
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